Terre di Lavoro
Questa bottiglia nasce sulle pendici del vulcano spento di Roccamonfina, provincia di Caserta, tra boschi di castagni, su terreni con decise escursioni termiche e dalla ricca composizione minerale.
Il Terre di Lavoro (Cantine Galardi) prende il nome dall’antica e omonima provincia abolita nel ’27. La mano è quella di Cotarella, tra gli enologi di riferimento dei vini del Sud
Rosso rubino con riflessi granai, impenetrabile, limpido. Consistente nel bicchiere, quasi resistente allo scivolamento.
Il passaggio in barrique (nuove) è ben digerito e la classica nota di liquirizia rimane in secondo piano rispetto alla sontuosa amarena, note di mora, di prugna. È una frutta matura ma non arriva all’opulenza di una frutta in confettura. Resinoso, quasi balsamico. Chiara la nota di grafite e di china. È un vino che premia l’attesa con una decisa chiusura minerale con una leggera nota fumè.
La generosa percentuale di Piedirosso (20%, restante Aglianico) supporta la natura scorbutica dell’Aglianico e consente di godere di un vino di grande bevibilità; la grande sapidità e la buona spalla acida invogliano ad una lenta e paziente degustazione. Persistente, assolutamente armonico, è un buon compagno di viaggio per una cena a base di prodotti del territorio…magari qualcosa che si apra lentamente come il vino… Magari proprio un ragù napoletano con le sue 6h di cottura.
Un vino eclettico. Ruffiano al primo impatto, mostra la sua complessità a chi ha voglia di cercarla.