Barolando ed.VIII, prima tappa verso Nebbiolo nel Cuore
La serata è stata di quelle importanti e Marco (“Cum” di cognome, “Responsabile di Riserva Grande” di ruolo), da navigato capitano esperto dello scomparso “mare piemontese”, la prepara proponendo cantine e annate utili (se mai ce ne fosse bisogno) a confermare ancora una volta la grandezza assoluta del nebbiolo.
Ormai storico appuntamento lungo il cammino che porterà all’evento “Nebbiolo nel Cuore”, Barolando ed.VIII ha sempre avuto il format di degustazione alla cieca di soli baroli. Quest’anno il gioco si fa più complesso: ancora dedicato bottiglie di solo nebbiolo in purezza ma gettando un occhio anche ad altre importanti denominazioni, annate dal 1989 agli anni 2000, un intruso. E così in sequenza troviamo:
- Barbaresco “Bricco di Neive” 1989 – Dante Rivetti;
- Barolo “Mosconi” 1996 – Bussia Soprana;
- Barolo “Prapò Riserva” 2001 – Schiavenza;
- Barolo “Monvigliero Riserva” 2006 – Castello di Verduno;
- l’intruso;
- Gattinara “Osso San Grato” 2008 – Antoniolo;
- Barolo “Rocchette” 2004 – Cavaliere Accomasso.
Lo schema di gioco è chiaro: da una parte contrapporre gli austeri baroli elveziani a quelli tortoniani tutti improntati sulla finezza e l’eleganza, dall’altra mostrare il comportamento del nebbiolo su scuri terreni vulcanici confrontandoli con quanto ottenuto su terreni decisamente più sabbiosi. Il contropiede è affidato all’intruso.
La serata inizia con la carezza del Barbaresco Bricco di Neive 1989 di Dante Rivetti. Nonostante gli anni trascorsi in bottiglia, mantiene e riflette la malinconica luce del nebbiolo. Note di china, grafite e rabarbaro rincorrono i rimandi di mallo di noce, di fiori appassiti, di tabacco dolce. Straordinario allungo retronasale. Regale e aristocratico il sorso sorretto da un’acidità che non è ancora venuta a mancare e spalleggiato da una trama tannica estremamente vellutata.
Il Barolo “Mosconi” 1996 – Bussia Soprana si cambia completamente passo. Più scuro al colore, più “scuro” al naso. Le sensazioni olfattive si fanno più profonde; ci si immerge in note di incenso, ancora il rabarbaro ma affiancato alla carruba, una legna resinosa da ardere, sanguigno, un’arancia rossa ben matura. In bocca prende il suo spazio, pieno, leggermente speziato sul finale, di grande persistenza. Chiude quasi con un nota di cacao, un filo balsamico. Nonostante il terreno di produzione faccia pensare a Baroli possenti, il “Mosconi” è un vino traditore se bevuto alla cieca: il passaggio in barrique (per nulla invadente) indirizza la rotta verso lidi di minore austerità.
Arriva il momento di uno dei migliori Cru di Serralunga d’Alba in termini di esposizione. Un Barolo nato con grandi macerazioni, un Barolo da “vecchia guardia” sullo stile del Cav.Accomasso (vedi seguito). Al naso ricorda molto il Mosconi sebbene sia distinguibile una leggera nota fungina, tartufata, quasi solfurea. Il “Prapò Riserva” 2001 – Schiavenza si conferma una grandissima bottiglia che forse emoziona meno di quanto non meriti la qualità del vino arrivando dopo quel grandissimo Mosconi.
Barolo “Monvigliero Riserva” 2006 Castello di Verduno. Grandissima pulizia. Le note terziarie non sono ancora padroni assolute del calice, ancora ben riconoscibile la nota floreale (fiori appassiti) nonostanti gli anni. Un sorso incredibilmente energico e deciso, un tannino paradossalmente giovane, considerando quanto Verduno sia prossimo al Roero con il suo terroirs da vini suadenti.
Eccolo, eccolo qui l’intruso. Dai Marco, era facile. Il colore è intenso, quasi impenetrabile alla luce, un vino maturo con tutte le morbidezze al naso di una bottiglia del 1999 e una leggera nota vegetale sul finale. Che sia lui l’intruso è chiaro, non può essere un nebbiolo. Una volta in bocca, ogni maschera viene a cadere: tannini estremamente decisi, acidità spiccata, un vino quasi prepotente che sembra essere stato imbottigliato l’anno prima. No, è del 1999. Ladies&Gentleman è un eccellente Taurasi 1999 DOCG Contrade di Taurasi. Berlo vicino a tali espressioni di nebbiolo non fa che confermare che sì, il Taurasi è certamente incredibile come longevità e come complessità, ma il parallelismo con Barolo finisce lì; l’aglianico non è il nebbiolo.
Tutti in piedi signori. Appena infilato il naso nel calice, in sala ci si guarda intorno per capire se anche ad altri stiano brillando gli occhi. Gattinara DOCG “Osso San Grato” 2008 di Antoniolo. Tipico, classico, elegantissimo Gattinara. Uno vino “spaziale” nel senso che occupa i sensi in tutte le direzioni: è verticale per la profondità degli aromi che libera al naso, ci si cade piacevolmente dentro. E’ orizzontale (ampio direi) per quanto riesca a spingere il degustatore a guardare sempre un po’ più in là. E’ accogliente al naso, con un sentore dolce di karkadè, mou e di miele di castagno, una nota di resina; tutti sentori che anticipano le note di viola e piccoli frutti rossi del nebbiolo. Ci sono spezie dolci, ci sono note mentolate, ci sono rimandi ferrosi e scuri dei terreni vulcanici sui quali cresce, sbuffi di roccia bagnata. Ci sono note di cuoio, troviamo anche della leggera tostatura. Forse fortunatamente degustato all’apice della sua espressione, un vino da almeno 95pt.
La serata chiude con un barolo giovane ed energico nell’anima, antico nelle scelte produttive. Il Cav.Accomasso è la storia di La Morra e con il suo Rocchette (vigna leggermente più defilata rispetto al Rocche dell’Annunziata) sfida la marea di modernisti o di “giovani tradizionalisti”. Il suo vino in bottiglia ci finisce quando lo dice lui (non il mercato) e se lo dice lui. Il Rocchette è come una persona che non è bella ma piace, la guardi, tenti di capire cosa abbia che tu non hai; ti fa diventare un po’ invadente perché non la capisci. Un barolo che presenta insieme spezie dolci come il sandalo a note di erbe aromatiche quali salvia e rosmarino; la mineralità scura la fa da padrona. Il tannino è presente, deciso ma non ruvido. Un barolo classico con la C maiuscola.
La capacità del nebbiolo di esprimere il territorio, di riflettere l’annata, di rispecchiare la mano del produttore è unica e forse non ammette paragoni. La strada è ancora lunga, la prossima fermata è il seminario sui terroirs del nebbiolo (prossimo 10 gennaio 2020), il capolinea è Nebbiolo nel Cuore 2020.