Tenuta Nuzzella e il sogno del Dott.Oteri
Sono anni che il territorio etneo conferma la costante crescita in ambito vitivinicolo; se da una parte il successo consente ai grandi storici produttori di confermare la propria posizione di pilastri dell’enologia etnea, dall’altra alimenta il coraggio di coloro che vorrebbero lanciarsi nell’avventura.
Alcuni di questi uomini coraggiosi falliscono, altri si cimentano nel tentativo di seguire strade già percorse, altri ancora puntano dritti sulla loro strada.
Questa è la storia del sogno di Nicola Oteri, il racconto di una bollicina che viene dal Vulcano, le vicende di Tenuta Nuzzella.
L’azienda
Anno 2014: Nicola decide di recuperare un vecchio vigneto tra Piedimonte Etneo e Linguaglossa e dalle foto si capisce subito il perché. Meraviglioso anfiteatro naturale il cui terreno spazia (incredibilmente aggiungerei) da una matrice di origine lavica e porzioni di rocce sedimentarie, da terreni compatti a zone incredibilmente sassose.
Solo vitigni autoctoni: nerello mascalese, carricante, catarratto.
In una piovosissima giornata di fine estate, a ridosso della vendemmia, Nicola ci accompagna su e giù per le vigne.
Ci mostra i suoi progetti di recupero dell’antico palmento.
Ci mostra e ci descrive la scelta di tappi “tecnici” (Normacorc e ArdeaSeal).
Ci mostra le sue bellissime uve, cariche di profumi (e buone anche all’assaggio).
Ci mostra dove conta di costruire a breve la cantina di proprietà, laboratorio necessario per i tanti esperimenti che ha in testa, tanti, troppi per la moglie che ha il compito di “tenerlo a bada” (ad es. sperimentare degli “orange wine” sull’Etna).
L’indirizzo di Nicola è chiaro: vuole produrre vini che sappiano celebrare “A Muntagna”, vini sapidi, vini con la giusta dose di austerità, vini con un assoluto rispetto delle biodiversità (il regime biologico è stato adottato fin dalla nascita), vini che sappiano trovare il loro spazio nell’inflazionato panorama dei vini etnei. E detto questo cosa fa Nicola? Parte da ciò che ama di più e che in pochi hanno il coraggio di fare sull’Etna: uno spumante metodo classico.
La degustazione
E allora partiamo anche noi proprio dal Blanc de Noir Etna Spumante DOC Metodo Classico, la bottiglia con la quale ho conosciuto Tenuta Nuzzella e che mi ha spinto a visitarli. Solo Nerello Mascalese vinificato in bianco, uve selezionate e vendemmiate rigorosamente a mano da un vigneto di 30 anni, circa 20 mesi sui lieviti. Sorprende per il grande equilibrio tra gli aromi tipici di un metodo classico e il rispetto per il Nerello: vicino alla crosta di pane, troviamo l’arancia sanguinella, note citrine e fresche, una grande mineralità “scura”. Elegante, di carattere, verticale, croccante. Il perlage è fine e persistente, come nei migliori prodotti della categoria. Proviamo anche gli “esperimenti” che vedono una maggiore sosta sui lieviti; personalmente penso che la versione “ufficiale” sia più convincente, che riesca ad esprimere meglio quella voglia di identità che Nicola cerca di esprimere a partire dalle sue uve.
Scarinà Terre Siciliane IGT è parente stretto del Blanc de Noir: rosato ottenuto dalla seconda pressatura delle uve raccolte per la base spumante e dalla macerazione di un giorno delle uve vendemmiate per il rosso. Rosa tenue, sapido con un bouquet prettamente fruttato di fragole di bosco, melograno. Non mancano intrigante accessi floreali. Convince la chiusura iodata dell’assaggio.
Il Selmo Etna Rosso DOC, prodotto sempre da viti di 30 anni, affina circa 18 mesi in parte in acciaio e in parte in tonneaux (secondo passaggio). Ciliegia, decisa nota di melograno che esalta l’acidità, cenni di macchia mediterranea e note balsamiche, nota fumè evidente così come lo stuolo di piccolo frutti rossi. In bocca l’ingresso è elegante, quasi in punta di piedi (il versante su cui le vigne affondano le radici favorisce questa certamente questa qualità), salvo poi mostrare un discreto corpo. Sembra un vino con interessanti capacità evolutive. Serve mettere da parte un paio di bottiglie.
Etman Etna Bianco DOC, carricante 90% e catarratto 10% con una macerazione di 3 giorni sulle bucce, affinamento solo in acciaio, vitigni sono più giovani (15 anni). Un vino luminoso, solare. Siamo accolti da un agrume fresco (ricorda l’albedo del limone), da fiori di zagara; segue una mela matura e una intrigante nota fumè. E’ sapido, scattante, quasi marino.
L’accoglienza è stata incredibile (e non possiamo non ringraziare anche il sig.Pennisi), calda, coinvolgente come le bottiglie degustate che non mancheremo di tener d’occhio nei prossimi anni.
Torneremo sicuramente per visitare la futura cantina e il palmento ristrutturato!